La riscoperta del Sito
Per secoli, il sito del Battesimo di Gesù fu meta di pellegrinaggio. I discepoli di Giovanni Battista vi rimasero anche dopo la sua morte, fondando comunità monastiche e costruendo chiese sulle rive del Giordano. Tuttavia, con la fine del dominio crociato e il declino dell’Impero bizantino, il luogo fu abbandonato e cadde nell’oblio. L’insicurezza della regione scoraggiò i pellegrinaggi e la natura riprese il sopravvento: le chiese vennero sepolte da sabbia e detriti, mentre le guerre e i cambiamenti geopolitici cancellarono ogni traccia della loro esistenza.
Eppure, tra le tribù beduine locali, il ricordo non si spense mai. Per generazioni, gli abitanti del deserto continuarono a tramandare oralmente la memoria di quel luogo sacro, custodendo una verità che il mondo aveva dimenticato.
La Mappa di Madaba e il ritorno dell’interesse
Alla fine del XIX secolo, una scoperta eccezionale riaccese l’interesse per il sito: la Mappa di Madaba, un mosaico bizantino del VI secolo, riportava chiaramente un’indicazione della chiesa del Battesimo di Cristo nella Valle di Kharrar. Questo ritrovamento spinse archeologi e pellegrini a cercare conferme sul terreno, ma le guerre del XX secolo trasformarono la zona in una terra di nessuno.
Solo nel 1994, con il Trattato di Pace tra Giordania e Israele, fu possibile bonificare il territorio dalle mine e avviare nuove esplorazioni. Ma serviva qualcuno che credesse davvero nella possibilità di riscoprire quel luogo sacro.
L’incontro tra il Principe Ghazi e Padre Piccirillo
Fu proprio in questo periodo che due figure fondamentali si incontrarono, dando il via alla riscoperta del sito: il Principe Ghazi bin Muhammad di Giordania e l’archeologo francescano Padre Michele Piccirillo. Durante un viaggio personale al Monte Nebo, il Principe Ghazi, profondamente interessato alla storia biblica della sua terra, incontrò Padre Piccirillo, uno dei massimi esperti di archeologia cristiana in Medio Oriente.
Il Principe Ghazi, profondo conoscitore della storia biblica, si recò in visita al Monte Nebo. Qui incontrò il francescano Padre Michele Piccirillo, celebre archeologo esperto di cristianesimo in Terra Santa. Il monaco raccontò al Principe delle antiche descrizioni del sito del Battesimo e della possibilità che si trovasse ancora nascosto nella Valle di Kharrar.
Principe Ghazi non si limitò ad ascoltare. Con una visione chiara e il desiderio di restituire al mondo un pezzo perduto della sua storia, accolse la sfida di Piccirillo. Decise di accompagnarlo in un sopralluogo e, quando trovarono i primi resti archeologici, capì subito che si trattava di qualcosa di straordinario. Fu lui a sostenere e promuovere le ricerche, ottenendo i permessi necessari per avviare scavi più approfonditi.
Grazie alla sua determinazione e all’aiuto delle tribù beduine, archeologi e studiosi riportarono alla luce strutture millenarie: mosaici, ceramiche, grotte, un monastero e persino tre enormi bacini d’acqua di epoca romana. La sabbia del deserto aveva protetto per secoli un tesoro che finalmente tornava alla luce.
Il Sito oggi: un patrimonio mondiale
Oggi il sito del Battesimo di Gesù è riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità e accoglie pellegrini da tutto il mondo. Qui, dove le acque del Giordano hanno segnato l’inizio della missione di Cristo, storia e fede si incontrano in un luogo che per troppo tempo era rimasto nascosto.
Senza l’incontro tra il Principe Ghazi e Padre Piccirillo, questa scoperta sarebbe potuta rimanere sepolta sotto la sabbia. Ma grazie alla loro determinazione, oggi il sito del Battesimo continua a ispirare migliaia di persone, mantenendo vivo il legame tra passato e presente.